Immaginiamo di avere una macchina del tempo e di andare in Egitto e precisamente nell'Antico Regno (databile tra il 2700 ed il 2192 a.C.). All'epoca il Libro dei Morti non esisteva, ma c'erano delle formule magiche dipinte sulle pareti delle camere sepolcrali dedicate solo ai faraoni, alle famiglie reali e alle élite decedute. Ne troveremmo un esempio se ci addentrassimo all'interno della piramide di Saqqāra. Tali formule erano incantesimi che permettevano ai defunti di superare le insidie e le difficoltà presenti nella vita in un altro mondo, in un “ALDILA' STELLARE E CELESTE”. In seguito questi inni e preghiere, furono poi riportate sui sarcofagi e infine scritte sulle pergamene, andando a formare un prototipo del successivo Libro dei Morti (il cui titolo originale era Per-Em-Rà) (1).
Così, andando a spasso per il Nuovo Regno, ossia tra il 1580 e il 1085 a.C., ci renderemmo conto che questo testo divenne sempre più diffuso, a tal punto che anche il popolo iniziò a richiederne la sua copia! "Per gli antichi egizi avere un Libro dei Morti nella propria tomba era come se uno studente dei giorni nostri mettesse le proprie mani su tutte le RISPOSTE AI TEST previsti dal sistema scolastico" (2). Niente male, no?!
Quindi veniamo al dunque. E se anche noi ne volessimo una copia? Come avremmo potuto fare?
Innanzitutto ci si recava da uno scriba, il quale ci avrebbe proposto diversi “pacchetti” che variavano in base al prezzo e al numero degli incantesimi scelti. In particolare, era necessario indicare:
a. il NUMERO di incantesimi. Dal Nuovo Regno in poi il Libro dei Morti continuò a variare in forma e dimensioni fino al 650 a.C. quando fu fissato a 190 incantesimi uniformi;
b. le TIPOLOGIE DI INCANTESIMI più adatte per noi. Per farlo lo scriba doveva sapere la vita che stavamo vivendo per riuscire così ad ipotizzare il tipo di viaggio che ci aspettava dopo la morte. Secondo la cultura egizia il defunto, una volta superate le insidie dell’Aldilà grazie alle formule, si sarebbe riunito assieme ai suoi cari perduti e persino agli animali domestici. Egli avrebbe vissuto in un'immagine della casa da sempre conosciuta, con lo stesso identico cortile, gli stessi alberi, gli stessi uccelli che cantavano la sera o la mattina, gioendo nell'eternità in presenza degli dei;
c. era necessario indicare, inoltre, le VIGNETTE, cioè le illustrazioni che dovevano essere presenti nel nostro libro e la qualità del papiro da usare;
d. il METRAGGIO, cioè quanto doveva essere lungo il testo (3).
Di conseguenza possiamo facilmente capire che più avevamo disponibilità economiche e più potevamo permetterci di avere delle formule utili per affrontare gli ostacoli dell’Altro mondo. Quindi non esisteva un’unica copia del Libro dei Morti ma svariate versioni, anche se l'unico incantesimo spesso presente era ovviamente il n.125, ossia quello relativo alla PESATURA DEL CUORE (4).
Ed ecco quindi che l’opera, che all'inizio era un “prodotto” esclusivo per le famiglie reali, divenne poi alla portata di tutti, ma soprattutto si trasformò in una vera MINIERA D'ORO. Questo accadeva più di frequente nei luoghi di culto, dove scribi di poca fede ricopiavano meccanicamente frasi che spesso non avevano molto senso. Tutto questo era per favorire i loro guadagni, a discapito della conoscenza della sacra lingua e dei geroglifici (5).
A questo punto mi chiedo: “Se queste formule sono state da sempre manipolate e stravolte nel tempo, quanto potrebbero essere EFFICACI per vivere la nostra vita nell'Aldilà?
O meglio ancora: una sopravvivenza nell'Altro mondo sarebbe migliore se usassimo quegli inni e preghiere scritte sui muri? Oppure sono più valide quelle incise sui sarcofagi, o scritte in una delle tantissime copie prodotte dagli scribi?”
In conclusione, da questo articolo possiamo intuire come un qualsiasi strumento di incantesimi, come il Libro dei Morti egizio, possa essere stravolto in base alle epoche storiche, ai nostri desideri egoistici e soprattutto agli interessi economici. Ma siamo sicuri che le ritualità funerarie svolte nella vita terrena potranno poi proteggerci dagli ostacoli che si presenteranno in una presunta esistenza post mortem?
Ovviamente il Libro dei Morti è solo un esempio, ma è per dire di non investire eccessive energie su un “qualcosa” di cui non abbiamo la certezza, come nel caso di una VITA DOPO LA MORTE. D'altro canto, non trovo niente di male nel credere in un possibile Aldilà ma ritengo opportuno farlo con le dovute precauzioni.
Noi dal passato possiamo imparare tanto…Quindi suggerisco di concentrarci un po’ di più sui nostri ostacoli presenti qui, in questa vita terrena, poiché la possiamo “toccare con le nostre mani”.
Termino così questo viaggio nel tempo e lascio ad ognuno le sue considerazioni…
Alla prossima.
Aria Shu.
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Note dell'articolo:
(1) De Rachewiltz, B. (a cura di), Il libro dei morti degli Antichi Egizi. Il papiro di Torino, Edizioni Mediterranee, Roma, 20012, pp. 11-17.
(2) Cit. dall'articolo di Joshua J. Mark, link: https://www.ancient.eu/Egyptian_Book_of_the_Dead/
(3) Articolo di Joshua J. Mark, link: https://www.ancient.eu/Egyptian_Book_of_the_Dead/
(4) De Rachewiltz, B. (a cura di), Il libro dei morti degli Antichi Egizi. Il papiro di Torino, Edizioni Mediterranee, Roma, 20012, p. 20.
(5) Articolo di Joshua J. Mark, link: https://www.ancient.eu/Egyptian_Book_of_the_Dead/
Fonti dell'articolo:
De Rachewiltz, B. (a cura di), Il libro dei morti degli Antichi Egizi. Il papiro di Torino, Edizioni Mediterranee, Roma, 2012.
Articolo di Joshua J. Mark, link: https://www.ancient.eu/Egyptian_Book_of_the_Dead/
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