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Immagine del redattoreAria Shu

SE I CERCHI SCOLPITI SUI VOLTI DEI GIGANTI DELLA SARDEGNA SVELASSERO LA FUNZIONE DEI NURAGHI?

Aggiornamento: 21 feb 2023


Questa volta dobbiamo riprendere un viaggio che abbiamo interrotto tempo fa con i GIGANTI di Mont’e Prama, nel Sinis di Cabras, in Sardegna (1). Ma prima di riprendere il discorso sulle gloriose statue vorrei porgere la nostra attenzione sulle insolite strutture edificate dalla misteriosa ed intrigante civiltà nuragica.

Come già accennato nel precedente articolo, durante l’età del bronzo (1700 a.C. circa) (2), in Sardegna, ci fu una civiltà guerriera che era organizzata secondo un sistema tribale: la cosiddetta civiltà nuragica, che fiorì sino al II secolo a.C. Questa popolazione prende il nome dalle sue tipiche abitazioni: i NURAGHI (detti anche nuraghes o nuraxis in sardo) (3) (4). In particolare queste strutture sono costruzioni in pietra dalla forma tronco-conica disseminate in tutto il territorio sardo, sul quale oggi se ne contano oltre 7000 ma si ipotizza che in passato fossero più di 20000.

I Nuraghi sono alti circa 20 metri, con un diametro esterno di 30-50 metri alla base. Le mura che formano queste strutture misteriose, hanno uno spessore di 4 o 5 metri e sono state costruite, pensate un po’, senza l’utilizzo di malte per legare i singoli elementi. Inoltre sono formate da grossi blocchi di pietra disposti ad ANELLI CONCENTRICI sporgenti verso l’interno (5).

Anticamente i primi Nuraghi erano formati da una sola torre e, solo successivamente, divennero costruzioni più complesse. Nello specifico, vennero costruiti molti edifici più piccoli attorno alla torre principale, e per questo nacquero delle vere e proprie aree fortificate, dette VILLAGGI NURAGICI (o castelli nuragici). La posizione in cui sono state costruiti non è assolutamente casuale, ma è strategica nel senso che ha lo scopo di controllare il territorio circostante e i popoli delle zone confinanti. Tra l’altro teniamo conto che questi siti archeologici sono stati, nel corso della storia, anche modificati dai popoli che invasero questa terra come i Cartaginesi e i Romani, che apportarono ovviamente delle modifiche.

Vediamo qualche esempio.


1. Il Villaggio Nuragico di Su Nuraxi, in provincia di Medio Campidano a Barumini (6), risale circa al 1.500 a.C. ed è uno dei siti archeologici più grandi dell’isola. Esso è composto da una torre centrale con intorno quattro torri unite tra loro da una cortina muraria; le torri sono comunicanti con un cortile servito da un pozzo. Intorno al nuraghe fu costruito un villaggio con una cinquantina di capanne dalla PIANTA CIRCOLARE e ricoperte con tetti di forma CONICA in legno e frasche. Negli anni ’50, il noto archeologo Giovanni Lilliu diresse gli scavi affermando quanto fosse difficile ipotizzare il numero di capanne; forse ve ne erano da 40 a 200 (7).


2. Nuraghe Santu Antine a Torralba, risale al 1.800 a.C., il cui corpo architettonico era un tempo costruito su base triangolare. Al centro vi era la torre principale, chiamata anche La Casa del Re (Sa Domu de Su Re), alta forse 24 metri mentre ai tre angoli si trovano ulteriori torri laterali collegate da corridoi. Intorno al bastione erano presenti le classiche capanne CIRCOLARI ed abitazioni, ma a pianta rettangolare poiché edificate nel periodo romano (8).


3. Nuraghe Losa ad Abbasanta, risalente al 1.500 a.C., è un maestoso complesso costruito con grossi blocchi di lava basaltica. La torre principale a forma di TRONCO oggi è alta 13 metri, un tempo di più, e attorno vi sono tre torri minori, unite tra loro dalla muratura che circonda l’intera costruzione (9) (10).


4. Chiamato Nuraghe “Rosso”, in sardo Arrubiu, per via dei licheni rossi che lo ricoprono, è l’unico complesso architettonico dell’isola con 5 torri. Esso si trova nel comune di Orrioli, si estende per circa 5000 metri di superficie e presenta cortili interni, scale, accessi e corridoi; mentre nell’area circostante sono presenti resti di numerose capanne, alcune molto grandi. Si ipotizza che la sua costruzione sia avvenuta intorno al IX secolo a.C. e poi è stato popolato anche dai Romani, i quali lo adattarono a laboratorio per la produzione del vino. Vicino a questo Nuraghe vi è la famosa Tomba dei Giganti della Spada e una necropoli con 15 domus de janas, “case delle fate”, ossia tombe preistoriche neolitiche scavate nella roccia (11).


Sono strutture veramente affascinanti anche se ancora oggi molti studiosi si chiedono: ma a cosa servivano veramente i Nuraghi?


Ebbene sono state esposte moltissime ipotesi perché ancora oggi non c’è certezza e visto che ognuno dice la sua… perché io non posso dire la mia?

Prima di esporre una mia interpretazione piuttosto personale mi sento in dovere di fare una premessa: sono consapevole che, nell’esporre il mio punto di vista, potrei essere vittima della cosiddetta CORRELAZIONE ILLUSORIA, ossia la convinzione che due eventi siano tra loro collegati, quando in realtà non lo sono (12). Non c’è niente di male in questo, fa parte della nostra natura umana e a volte ci può essere utile mentre altre volte ovviamente no.

Questo per dirvi che potrei chiaramente sbagliarmi nell’esprimere una mia opinione in quanto non sono una specialista in archeologia; ma aimè non riesco a trattenermi… è più forte di me. Lo devo dire!

Riprendiamo il discorso dei Giganti di Mont’è Prama. Come ho già scritto in precedenza, la particolarità di questi colossi sta non solo nelle loro dimensioni ma anche in quei CERCHI CONCENTRICI scolpiti sul loro viso. Ed è qui che viene il bello: più volte ho detto che NON riesco a interpretare questi segni come i loro OCCHI! Non ne sono capace nel senso vero e proprio, forse sono vittima della famigerata PAREIDOLIA VISIVA o forse per me è inconcepibile che i nostri occhi stiano troppo vicino alle narici del naso! Bè insomma, io li “interpreto” come simboli disegnati sulle guance, forse per indicare l’appartenenza alla loro tribù. Un particolare che mi ricorda le lineette marchiate sulle guance in alcuni popoli africani!! Ad esempio nelle comunità Yoruba (Nigeria), dove i segni vengono praticati alla nascita e indicano quale ruolo e quali diritti il neonato avrà e ricoprirà all’interno del suo clan. Lo stile (generalmente tre linee parallele) e la localizzazione (sulle guance) dei segni identificano la tribù d’appartenenza (13).

Immagine presa dal sito https://farafinasvoice.com/2018/11/29/scarificazioni-le-cicatrici-come-segno-di-identita-e-di-bellezza/

E voi direte: bel viaggio mentale! E gli occhi dove sono? Per me sono sotto le sopracciglia, scolpite con una semplice linea come la loro bocca e le narici del naso!

Bene! Tenendo conto di questo stile a tutto tondo, non ho potuto non notare che i Nuraghi, nella loro struttura, riprendono molto spesso una forma altrettanto circolare! Lo potete vedere anche nei pochi esempi che ho riportato sopra. Tra l’altro il SIMBOLO del cerchio è da sempre considerato un simbolo potente e magico (14), forse perché è una figura perfetta che non ha inizio e non ha fine, né direzione e né orientamento (15) ma soprattutto indica una CHIUSURA, un modo per DIFENDERSI dall’esterno, dalle persone o entità ostili (16). Proprio per le sue caratteristiche, nel corso della storia, è stato arricchito con lettere, simboli e figure che racchiudono millenni di conoscenza e di filosofia occulta (17).

Quindi, ritornando ai miei viaggi mentali, potrei forse ipotizzare che i simboli sulle guance dei Giganti riproducano, ovviamente in modo stilizzato, la caratteristica principale di queste strutture circolari. Infatti i Nuraghi, come molti studiosi (18) affermano, hanno principalmente una funzione di DIFESA MILITARE e guarda caso i cerchi concentrici sono stati scolpiti su questi guerrieri ben forzuti! É vero che potrebbero essere anche luoghi di culto o avere altre funzionalità, ma teniamo presente anche le successive modifiche effettuate dai vari conquistatori (19)!


Bè che dire… io ai Giganti glielo leggo in faccia di come si volevano difendere a terra!!

Ops … che presuntuosa!


Alla prossima.

Aria Shu


Copyright © 2021-2022, “www.mondidiaria.com” – Tutti i diritti riservati.



Note dell’articolo:

(1) Manconi, D. & Pianu. G., Sardegna, Edizioni Laterza nella coll.: Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari, 1990, p. 7.

(3) Manconi, D. & Pianu. G., Sardegna, Edizioni Laterza nella coll.: Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari, 1990, pp. 6-7.

(4) Il termine ‘nuraghe’ farebbe riferimento alla lingua protosarda (parlata prima della conquista romana) e deriva da nur che dovrebbe significare “mucchio di pietre cave, cavità” e ne indicherebbe la struttura del monumento (Touring Club Italiano, Sardegna, Touring editore nella coll.: Guide Verdi d’Italia, Milano, 2007, pp.116-117)

(7) Nel 1997 è stato riconosciuto dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

(9) Manconi, D. & Pianu. G., Sardegna, Edizioni Laterza nella coll.: Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari, 1990, p. 125.

(11) Manconi, D. & Pianu. G., Sardegna, Edizioni Laterza nella coll.: Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari, 1990, p. 112.

(13) Hood, B., M., Supersense: From Superstition to Religion - The Brain Science of Belief, HarperCollins Publishers, New York, 2009, trad. it., Supersenso. Perché crediamo nell'incredibile, il Saggiatore, Milano, 2010. p. 37.

(15) Centini, M., La Magia, Xenia Edizioni, nella coll.: Xenia Tascabili, Pavia, p. 69.

(16) Biedermann H., Knaurs Lexikon der Symbole, Droemersche Verlagsanstalt Th Knaur Nachf., München, 1989, trad. it., Simboli, Garzanti Editori nella coll.: Le Garzantine, Milano, pp. 107, 108.

(17) Centini, M., La Magia, Xenia Edizioni, nella coll.: Xenia Tascabili, Pavia, p. 69.

(18) Centini, M., La Magia, Xenia Edizioni, nella coll.: Xenia Tascabili, Pavia, p. 69.

(19) Manconi, D. & Pianu. G., Sardegna, Edizioni Laterza nella coll.: Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari, 1990, p. 7



Fonti articolo:

- Manconi, D. & Pianu. G., Sardegna, Edizioni Laterza nella coll.: Guide archeologiche Laterza, Roma-Bari, 1990.


- Touring Club Italiano, Sardegna, Touring editore nella coll.: Guide Verdi d’Italia, Milano, 2007.


-Centini, M., La Magia, Xenia Edizioni, nella coll.: Xenia Tascabili, Pavia.


-Biedermann H., Knaurs Lexikon der Symbole, Droemersche Verlagsanstalt Th Knaur Nachf., München, 1989, trad. it., Simboli, Garzanti Editori nella coll.: Le Garzantine, Milano-



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